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STORIA DI UN INCONTRO

Una storia ebraica narra di un rabbino saggio e timorato di Dio che una sera, dopo una giornata a consultare libri di antiche profezie, decise di uscire per strada e fare una passeggiata distensiva.
Mentre camminava lentamente incontrò un guardiano che camminava avanti e indietro, con passi lunghi e decisi, davanti alla cancellata di un ricco podere.
"Per chi cammini, tu?", chiese il rabbino, incuriosito.
Il guardiano disse il nome del suo padrone. Poi, subito dopo, chiese al rabbino: "E tu, per chi cammini?". Questa domanda si conficcò nel cuore del rabbino.

E io per chi cammino? Per chi sono tutti i miei passi e gli affanni della giornata? Per chi vivo?
Erano queste le mie domande.
La mia vita era normale: dopo gli studi superiori, il lavoro, gli amici, l'impegno in parrocchia.
Ero un tipo intraprendente: dovevo decidere io della mia vita, del mio futuro. Ero sicura. Potrei dire che... camminavo per me. Puntavo molto sul lavoro, sulle specializzazioni professionali che però interiormente mi "scaricavano". Mi ritrovavo piena di tante parole, risate, esperienze ma povera di valori umani.
Un giorno ricevetti un invito da altri giovani che si incontravano periodicamente per approfondire la Parola di Dio, per pregare, per capire che cosa voleva dire essere cristiani.
Cominciai a frequentare quel gruppo di giovani forse mossa dal desiderio di fare nuove esperienze: ne rimasi entusiasta. Le scoperte che feci furono tante:
- la Parola di Dio non era sempre la stessa (e perché no, anche noiosa), ma era la presenza vera, viva di una persona che ogni volta aveva qualcosa di particolare, importante da dire a me. Ha la forza di rendere efficace quello che dice;
- la preghiera come fonte di energia, di forza, come un incontro, un dialogo necessario per avere luce, per trovare serenità, per capire cosa fare, come vivere, come amare;
- la S. Messa non era una parata di abiti, canti, candele e incenso ma un incontro con una persona. Tutto quello su cui avevo basato la mia vita fino ad allora stava crollando.
Mi resi conto che non potevo affrontare il mio futuro puntando sul prestigio, sulla fiducia in me stessa, sull'amore egoistico e un po' di servizio agli altri. Dovevo fondarlo sulla roccia: su Gesù Cristo, solo così avrei sfruttato tutte le mie capacità.
Non ho rovesciato la mia vita ma tutto quello che facevo assunse un significato diverso. Non era cambiato il "cosa" facevo (lavoro, amici, parrocchia) ma il "come" facevo le cose, le stesse cose di prima.
L'incontro con Cristo vivo, con Cristo persona che vive accanto e che cammina con me dava un volto nuovo alle cose, alle persone, alle situazioni. Fatta l'esperienza di questa "vita con Cristo" per me non è stato più possibile tornare indietro: Cristo era diventato il centro della mia vita.
La preghiera quotidiana, la Parola di Dio, la S. Messa vissuta intensamente, i momenti forti di silenzio erano per me momenti di "carica" interiore, di incontro profondo con il Signore.
In uno di questi momenti la "voce del Signore" si fece forte, mi invitava a dagli tutto di me. Non fu facile dirgli di "SI", era sempre tanta l'intraprendenza, la voglia di gestirmi la vita. Ma non ero felice.
La serenità l'ho trovata abbandonandomi al Signore. Non mi sembrava vero, rispondendo con generosità alla richiesta del Signore, accogliendolo con gioia particolare, mettendolo al centro della propria vita si trova una gioia particolare, nessun altra esperienza la equivale.
Ora sono in questa fraternità. Con le sorelle faccio questa esperienza: mettendo Gesù al centro del quotidiano con più intensità, insieme. Le parole di Gesù "Rimanete in me e io in voi" risuonano continuamente dentro di me. "Rimanete in me": da qui parte il segreto di ogni servizio e di ogni missione. "Rimanete in me" stare con Lui con gratuità il più a lungo possibile riempie il cuore di vita nuova, mette ali al mio esistere, dà significato a quello che faccio.
Gesù cristo in me, dentro di me, in chi mi vive accanto, in chi incontro nelle situazioni, negli ambienti. La sua passione per il regno pian piano sta diventando la mia e la nostra.
E' una amicizia che io rinnovo continuamente nell'Eucaristia, la Pasqua di ogni giorno, nella preghiera personale, nella Parola di Dio, nella vita fraterna.
A cuore a cuore con Lui trovo sempre energia ed entusiasmo per dire a tutti, soprattutto ai ragazzi e ai giovani che incontrare Gesù è l'avventura più interessante della vita.
A voi, che leggete, il Signore ha chiesto o chiederà di fare qualcos'altro: fatelo, ascoltatelo, seguitelo, vi darà gioia: non la gioia frizzante che dopo un po' svanisce ma quella vera, intensa che chiede coraggio, costanza, impegno. Non abbiate paura...mettetelo al centro della vostra vita....vi darà il centuplo.
Vorrei concludere con quel rabbino di cui ho parlato all'inizio.... Un giorno ricevette degli ospiti eruditi e li stupì chiedendo loro a bruciapelo: "Dove abita Dio?". Quelli risero di Lui: "Ma che ti prende? Il mondo non è forse pieno della sua gloria?".
Il rabbino diede lui stesso la risposta alla domanda: "Dio abita dove lo si lascia entrare".
Ecco ciò che conta più di tutto: lasciar entrare Dio. Ma lo si può lasciar entrare solo là dove ci si trova, e dove ci si trova realmente, dove si vive, e dove si vive una vita autentica.
"Io sto alla porta e busso", dice Dio nella Bibbia.
Gesù sta alla porta come un mendicante: bussa e aspetta.
Il cuore si apre solo dal di dentro. Aprirci a Lui è la festa della vita.

LA MIA GIOIA

Ero una giovane alla ricerca della felicità, della gioia.
Vita normale, futuro in mano, una bella famiglia unita, avevo tutto; soldi, amicizie, lavoro, cosa mi mancava?
Iniziai a cercare la gioia negli amici, nella discoteca. Un giorno mi accorsi che in fondo a me c'era un vuoto; tornavo dalla discoteca vuota, triste e mi chiedevo: "Ma è tutta qui la gioia che cerco? Un po' di musica e poi? Una pizza e poi?". Tutto sembrava riempire, ma la gioia svaniva subito. "Cosa sto cercando?, mi dissi un giorno! "Desidererei una gioia che non svanisse nel nulla".
Mi sentivo un pozzo infinito che non si poteva riempire con una moltitudine di cose finite. Solamente l'infinito poteva riempirlo. Solamente Dio poteva colmare il mio cuore ed acquietare le sue profonde vibrazioni. Per questo cercai di capire come potevo spendere, donare la mia vita.
Il cammino durò diversi anni ma non era facile dire il mio "si" per sempre a Dio. Incontrai una guida spirituale che mi aiutò a camminare; feci esperienze in diverse comunità ma non trovai risposte, non per questo mi arresi...continuai a cercare interrogandomi: "Chi sono i poveri per me?". Sono i giovani che hanno tutto eppure sono insoddisfatti della vita, coloro che non hanno scoperto i veri valori, gli ideali significativi, coloro che mancano di basi solide.
Trovai la mia risposta in questa fraternità dove le sorelle giocano tutto di se stesse per i ragazzi e i giovani assetati e affamati di cose vere. Tutto questo in una vita semplice, ritmata dalla preghiera, dalla fraternità, dallo studio in vista della missione, a tempo pieno nella chiesa a servizio dei giovani.
Eccomi Signore, Tu sei la mia gioia...per sempre!